Storia a lieto fine
A. è arrivato al corso di italiano ai primi di febbraio. Senegalese, in Italia da un paio di mesi, parla Wolof e pochissimo francese. Non ha ancora compiuto 17 anni, è in Italia completamente da solo e vive in Stazione Centrale.
È arrivato via terra dalla Spagna, non ha l'ombra di un documento, si è sempre tenuto a debita distanza da qualsiasi divisa gli ricordasse anche vagamente un poliziotto.
Col mio francese penoso, cerco di spiegargli che non deve vivere così, che può avere un permesso di soggiorno per minore età, vivere in una casa con altri ragazzi, essere aiutato. Non riesco a farmi del tutto capire, però lui di me sembra fidarsi. Mi riprometto di accompagnarlo ai Servizi Sociali.
Poi succede la magia: dopo molti mesi dalla mia formazione come #Tutorevolontario, il Tribunale dei Minori mi affida la tutela di un Minore Straniero Non Accompagnato (MSNA, come diciamo noi). Viene dal Gambia e ha pochi mesi più di A. È in Italia da ottobre, vive in una comunità con una quindicina di altri ragazzi e frequenta già diverse ore di scuola di italiano alla settimana. Quando lo incontro per la prima volta, gli propongo di aggiungere anche il corso serale da noi, e lui è contentissimo di accettare. Comunichiamo bene, perché, oltre a cavarsela già con l'italiano, parla un buon inglese.
Martedì, J. - il "mio" MSNA - si presenta a scuola, e c'è anche A. Aiuto J. a compilare la scheda di iscrizione e, fra le lingue che conosce, vedo che scrive "Wolof".
Idea.
Chiedo a J. di parlare con A., di raccontargli la sua esperienza, di come è andato ai Servizi Sociali, della comunità. Lui non se lo fa chiedere due volte: dopo la lezione, prende da parte A. e gli parla per una decina di minuti. Ovviamente io non capisco nulla, ma dal tono di J. indovino che lo sta incoraggiando a togliersi al più presto dalla situazione in cui vive, e a presentarsi in Via Scaldasole 5, al Servizio del Comune per i MSNA. J. chiede il mio aiuto, scriviamo per A. gli orari del Servizio, gli spieghiamo come arrivarci, gli faccio pure un orrendo disegnino per mostrargli dove deve prendere il tram, dove deve scendere, tutto. J. gli lascia il suo numero, nel caso si perdesse.
Ma A. non si è perso. Giovedì è stato inserito in una comunità, molto bella, in provincia di Asti. Lì potrà studiare e sarà seguito anche nell'ottica di trovargli un lavoro.
Morale 1: J. ha la stoffa per diventare un ottimo mediatore culturale.
Morale 2: Esistono storie a lieto fine!